Nuoto. L’angoscia fa posto al fallimento, ma il coraggio porta alla vittoria
Articolo di Giacomo Rapini – 10 anni
LA GARA DI NUOTO
Appeno sono uscito da scuola ho visto la mamma e il papà. Già a vederli mi veniva da vomitare. Il viaggio mi è sembrato un funerale. C’era molta afa, si sentiva solo il mio cuore che batteva all'impazzata.
Quando siamo arrivati ho sentito subito un blocco allo stomaco. Non ero tanto abituato a fare delle gare figurati due!
Sono andato a cambiarmi e mi sembrava di stare da solo. Entrando ho avuto un po' di confusione su dove mettermi, ma alla fine ho trovato il mio posto.
Ho visto due bestioni enormi e possenti come due giganti. Speravo con tutto il cuore che non fossero contro di me né uno né l’altro… né tantomeno entrambi.
Stavo per svenire, appena il signore si è messo a parlare. Il signore doveva chiamare i nostri nomi e intanto fare un po' di pubblicità.
Quando ha chiamato il mio nome per la prima volta, pensavo che se sbagliavo tutti mi prendevano in giro.
Quando mi ha chiamato era come se stessi andando a morire.
Mi sono preparato e... via! Il tuffo un po' sbilenco, ma ho recuperato alla grande, ma ahimè abbiamo pareggiato.
Mi sono rimesso al posto, aspettavo che mi chiamasse un'altra volta.
La paura, l'angoscia, queste emozioni che non provavo più si erano trasformate nell'emozione più fastidiosa di tutte, il fallimento. Vi chiederete com'è andata la seconda, beh ho vinto, anzi stravinto il mio avversario era andato fuori dall'inquadratura del telefono, c'ero riuscito! Il fallimento se n'era andato.